- Capitolo Quinto
La politica museale in Sicilia
Va detto subito che in Sicilia lintero sistema museale, unitamente a quello della tutela in materia di antichità, belle arti e paesaggio, ha avuto delle forti innovazioni di struttura pressa poco da ventanni a questa parte, da quando, cioè, le competenze sono passate dallo Stato alla Regione siciliana (D.P.R. 637 del 30-08-1975); essa, in forza del suo statuto speciale, ha avuto facoltà di emanare leggi specifiche in materia di conservazione, tutela e fruizione dei Beni Culturali. Il concetto di allargare la conoscenza del museo e delle sue raccolte a fasce sempre più larghe della società è cosa relativamente recente, da quando almeno - con listituzione nel 1975 del Ministero per i Beni Culturali - si è cominciato a guardare lopera darte per quello che effettivamente rappresenta, cioè bene culturale e non semplicemente bene venale, patrimonio dello stato. Di patrimonio parla infatti soprattutto la legge di tutela 1-06-1939, n. 1089, ancora in vigore per tutto quanto attiene la conservazione e la salvaguardia delle opere darte; una legge questa senzaltro basilare, ma in realtà parla ancora di cose (cose darte, cose archeologiche) ma soprattutto di "patrimonio dello Stato". Il concetto di "Bene culturale" implica senza dubbio un campo dazione di più largo raggio su quanto merita di essere tutelato. E va tutelato tutto quanto attiene alle nostre memorie, alle nostre tradizioni del passato, non solamente sotto laspetto archeologico o storico - artistico e monumentale, ma anche per quanto riguarda il settore etno - antropologico, per non parlare poi della tutela del paesaggio e delle bellezze naturali e paesaggistiche. Nel 1975, con il trasferimento delle competenze in materia di beni culturali dallo Stato alla Regione (D.P.R. 30-08-1975, n.637, riguardante lattuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia di tutela del paesaggio nonché di Antichità e Belle Arti), si apre per la Sicilia unepoca nuova nel settore dei Beni Culturali e dei musei in particolare. I compiti specifici richiesti oggi allistituzione museale sono stati ben fissati dalla Legge Regionale 7-11-1980, n. 116 (Norme sulla struttura, il funzionamento e lorganizzazione del personale dellamministrazione dei Beni Culturali in Sicilia), integrativa dellaltra Legge Regionale basilare in materia, la n. 80 del 1° agosto 1977, che definiva le "Norme per la tutela, la valorizzazione e luso sociale dei beni culturali ed ambientali nel territorio della Regione Siciliana". La legge 116 in particolare ha apportato grandi innovazioni nella politica culturale della Regione, venendo a configurarsi come valido supporto di ogni azione amministrativa tendente non solo a tutelare una realtà artistica e culturale che in Sicilia è di primaria importanza, ma in pari tempo a soddisfare le fondamentali esigenze di crescita culturale e di conoscenza. Il principio dellautonomia gestionale ed amministrativa assegnata ai musei - e quindi la dotazione organica di personale specializzato - ha il fine precipuo di dare maggiore incentivo a tali istituti, che dovrebbero configurarsi non solo come luogo qualificato di deposito ed esposizione di oggetti ma come centro animato di propulsione, di studio, di indagine e di promozione culturale; azioni tutte attraverso cui il "bene culturale" possa essere maggiormente fruibile e fruito a livello di classi sociali sempre più ampie, in unottica che miri soprattutto ad uno stretto collegamento organico tra scuola e società, tra istituzioni culturali e scuole. Nella prima attuazione della citata Legge 116/80 in particolare i Musei Regionali (già Nazionali) di Palermo, Agrigento, Siracusa, Lipari, Messina, Caltagirone, Trapani e Camerina nonché le Gallerie Regionali di Palazzo Abatellis a Palermo (già Galleria Nazionale della Sicilia) e di Palazzo Bellomo a Siracusa sono divenuti "Musei autonomi", dotati cioè di autonomia amministrativa, contabile, gestionale e funzionale, fermo restando "lo stretto collegamento funzionale con le competenti Soprintendenze", per configurarsi - analogamente a queste ultime - come organi periferici dellAssessorato Regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della P.I. Più recentemente la L.R. n. 17 del 15-05-1991, proprio in virtù della eterogeneità delle raccolte, ha voluto dare carattere di interdisciplinarietà ai Musei Regionali di Messina e Trapani ed alle Gallerie Regionali di Palermo e Siracusa, incrementando tra laltro non indifferentemente lorganico del personale e i fondi di gestione. È chiaro che nella fase di avvio non sono mancate - e non mancano a tuttoggi - delle difficoltà; ma lautonomia gestionale della Soprintendenza in verità ha dato effetti pienamente positivi sotto il duplice aspetto di "liberare", da un lato, dalla gestione amministrativa dei musei proprio le Soprintendenze di per sé molto gravate dagli oneri di tutela del territorio; offrire, dallaltro, maggiore vitalità ed impulso al museo nel compito primario di svolgere le proprie attività istituzionali, posposte sino a ieri - per ovvie ragioni di priorità - alle urgenze che la stessa gestione territoriale comportava. Ma pur in tale autonomia giuridica, determinante diventa il rapporto con la Soprintendenza quale organo territoriale proposto alla conservazione e alla tutela, dal momento che il museo, da istituzione culturale a carattere "imprenditivo", nel portare avanti le proprie attività promozionali non può - stante anche il modo in cui sono venute a formarsi le proprie collezioni - non tener conto di tutti quei fattori (storici, politici, sociali, di tradizione) che lo legano alla realtà locale del territorio in cui opera. Il Museo Regionale interdisciplinare potrebbe diventare in tal senso il polo di un sistema nella valorizzazione dei beni del territorio circostante con il coinvolgimento di altre realtà museali del comprensorio (musei diocesani, comunali, di fondazione) e della stessa università, sinergie peraltro già sperimentate in Sicilia in occasione della preparazione di recenti mostre. È auspicabile quanto prima, anzi, che lAmministrazione dei Beni Culturali della Regione Siciliana prenda in seria considerazione i problemi delle realtà museali locali, talora notevolissime per interesse e ricchezza delle collezioni possedute e costrette a vita difficile (o chiusura perenne) tanto dalla carenza di fondi quanto da una miope politica culturale. La più cospicua assegnazione dei fondi ai Musei Regionali in questi ultimi anni ha dato notevole impulso a taluni settori di programmazione: dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici museali (nella maggior parte dei casi costituiti da immobili di notevole interesse storico - architettonico) alle nuove sistemazioni museografiche; dalla istituzione di nuovi servizi interni (biblioteca, archivi fotografici e di riproduzione) alle aperture di tutti i settori espositivi al pubblico anche in orari pomeridiani; dalla catalogazione al restauro conservativo delle collezioni, al loro incremento mediante listituzione di un apposito capitolo di spesa. La catalogazione, infatti, è un mezzo primario, punto di partenza per la conoscenza dellopera; il restauro è momento fondamentale per garantire la conservazione materica di essa e quindi la trasmissione al futuro, nel massimo rispetto delle parti che la costituiscono. Per quanto attiene le nuove acquisizioni alle collezioni museali, venuto a cessare del tutto o quasi lesempio del grande mecenatismo privato del passato, spetta oggi essenzialmente alla pubblica amministrazione, e nel nostro caso in particolare alla Regione Siciliana, provvedere allincremento con lacquisto di quanto - proveniente da privati o transitato nel mercato antiquario - possa essere di arricchimento alla conoscenza del patrimonio culturale, isolano in particolar modo. È chiaro che una simile politica implica linvestimento di cospicui fondi, purtroppo col passare degli anni sempre meno disponibili nei bilanci della Regione Siciliana. Ma a trarre maggiore vantaggio da ciò sono state soprattutto le attività promozionali, rappresentate innanzitutto dalle esposizioni temporanee, alla base della stessa politica museale volta a richiamare lattenzione del pubblico sulla vita dellIstituto. Solo così si è potuti pervenire ad una seria programmazione di manifestazioni (a ritmo ormai annuale o quasi) che ad argomenti di più vasto respiro o talora a carattere monografico e con coinvolgimento delle forze universitarie, alternano puntuali rassegne su gruppi di opere solitamente non esposte al pubblico e spesso poco indagate; consentendo in tal modo - oltre ad una migliore e più approfondita conoscenza delle raccolte storiche o delle nuove acquisizioni - una meditata, proficua campagna di restauri e in pari tempo la rotazione stessa delle collezioni tanto auspicata allesterno. Ma molto rimane ancora da fare. Settori interni, quali la formazione professionale del personale, la didattica museale, linformazione e i servizi allinterno dei vari istituti, attendono maggiore sviluppo, più ampi coinvolgimenti ed urgenti, improrogabili, soluzioni. |
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Massimiliano Stazzone
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