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LarchitetturaTra i settori
dellarchitettura, la museografia ha riflesso con
particolare vivacità alcune delle maggiori
trasformazioni sociali dellultimo ventennio:
laumento del benessere, del tempo libero e del
consumismo, le istanze di radice storico - ecologica
volte alla tutela del patrimonio naturale e antropico e,
soprattutto, il ruolo centrale della comunicazione nella
produzione di beni materiali e didee. A tali
positivi risultati hanno contribuito unintensa
attività realizzativa e i dibattiti conseguentemente
innescati.
Oggi il museo può
definirsi un laboratorio della memoria e uno strumento
per la diffusione della conoscenza. Ma oltre a questi
aspetti di fondo si è verificato un complesso
arricchimento nel concetto e nelle finalità
dellistituzione, che ha sollecitato adeguate
risposte allarchitettura non soltanto di natura
espressiva e tipologico - distributiva ma anche in campo
sociale nelle tecniche relative alle più tradizionali
funzioni del museo: la protezione e conservazione dei
documenti collezionati.
Questi temi generali hanno
avuto applicazione specifiche in rapporto alle concrete
situazioni locali o a quei caratteri primari che
consentono una classificazione dei musei in base alla
loro importanza, ai contenuti o al genere
dintervento architettonico. Quello museale è
infatti un organismo che può richiedere espansioni o
trasformazioni nel tempo e, in determinate circostanze,
adattamenti in edifici preesistenti. È noto che in uno
dei più conservati musei del mondo, la National Gallery
di Londra, è stata recentemente aggiunta una nuova ala
(R.Venturi, Rauch & Scott Brown 1991), mentre
lutilizzazione di edifici storici è una prassi
ormai diffusa particolarmente in Europa: dalla Galleria
nazionale di Parma situata nel palazzo della Pilotta (G.
Canali 1986), al Museo dOrsay che sfrutta
linvolucro dellomonima ex stazione
ferroviaria di Parigi (G. Aulenti 1986) al Museo
idraulico di Murcia, in Spagna (J. Navarro Baldweg 1989),
adattato in un insieme di mulini abbandonati.
Sin dalla loro fondazione,
alla fine del Settecento, i musei hanno incluso, tra le
loro finalità, la diffusione e lelaborazione delle
conoscenze. Tali aspetti sono oggi particolarmente
sottolineati sul piano concettuale e nelle strutture
organizzative e architettoniche. Allazione
diffusiva corrisponde una più forte integrazione con
lambiente umano e fisico del territorio e una
specifica apertura alle richieste di massa.
Tale esigenza si è
tradotta, innanzitutto, in una maggiore accessibilità
del museo: in senso intellettuale, attraverso il
rafforzamento dellofferta partecipativa, didattica
e degli apparati didascalici; in senso materiale
attraverso una più serrata connessione con la trama
urbana e le reti dei trasporti. Ne sono derivate
soluzioni rilevanti sul piano non solo meramente
funzionale ma anche simbolico. Esemplare la nuova
Galleria di Stato di Stoccarda (J. Stirling, M. Wilford
1977-84), il cui involucro è concepito come un terreno
artificiale che, attraverso un sistema di rampe e
terrazzamenti pedonali, collega due settori dislivellati
della città. Al centro di questo sistema è una piazza
circolare che è esterna ma, nel contempo, nel cuore
stesso del museo. Caratteri simili ha pure il Museo
municipale di Monchengladbach (H. Hollein 1972-82), le
cui coperture raccordano pedonalmente il declivio di un
parco pubblico.
Ai fini della diffusione
culturale, i musei si sono arricchiti di varie
attrezzature che oggi ne formano il cuore e il supporto
indispensabile: sale per conferenze e didattiche,
fototeche, negozi, cataloghi informatici, servizi di
orientamento. Gli aspetti dellaccoglienza sono
attentamente curati. Il museo si qualifica con un
carattere non più severo ed elitario, ma cordiale e
aperto a una coralità sociale mirata a coinvolgere i
visitatori tra loro e con i documenti esposti attraverso
unofferta di comfort, dincontri
spontanei, di stimoli psicologici. La maggior parte del
volume architettonico dellEast Bulding della
National Gallery of Art di Washington (I. M. Pei 1979) è
occupata da una grande piazza protetta da un enorme
lucernario vetrato e animata da alberi, panchine e luoghi
di ristoro, che sembra ridurre a un ruolo secondario gli
spazi che la circondano, destinati alle opere
darte.
Lidea che i
visitatori possano divenire parte dellelemento
museale, in quanto spettatori e attori partecipanti di un
comune interesse, era stata anticipata da F. L. Wright
nel Guggenheim Museum di New York, attraverso la
spettacolare rampa elicoidale che ne avviluppa
linvaso centrale. Gli interventi effettuati al
Louvre (I. M. Pei 1983-89) hanno avuto questo preminente
obiettivo. Oltre al recupero dellala Richelieu,
occupata dal ministero delle Finanze, si è sfruttata la
Cour Napoléon creando un vasto spazio sotterraneo,
coperto da una piramide di vetro, nodo daccesso
distributivo e fulcro funzionale dellintero
complesso. Vi gravitano centri dinformazioni,
ristoranti, librerie, un auditorium, gallerie commerciali
e per mostre temporanee, e vani a carattere flessibile
per accogliere seminari o gruppi di visitatori.
Questi elementi sono anche
di supporto alle attività di ricerca oggi divenute
dimportanza centrale. La progettata espansione del
Paul Getty Museum a Los Angeles (R. Meier 1990), oltre a
fornire nuovi spazi alle collezioni, si configura come
una diversificata istituzione universitaria.
Simile carattere hanno
lIstituto del mondo arabo (J. Nouvel 1981-87) e il
Centro G. Pompidou a Parigi (R. Piano, R. Rogers
1971-77). Sempre più diffusa è la dotazione di
laboratori di ricerca, di restauro o di progettazione e
di magazzini ordinati secondo una chiara catalogazione
scientifica e accessibili agli studiosi. Nella nuova ala
dei Musei Vaticani (V. e L. Passarelli 1970), i depositi
sono simbolicamente resi visibili al pubblico e integrati
agli spazi espositivi, mentre gli archivi del Bauhaus a
Berlino (W. Gropius, B. Bandel 1979) hanno dato vita a un
museo e a un centro studi. La dilatazione verso attività
di ricerca e di studio che ha prodotto tematiche
tipologiche polivalenti è probabilmente levento
più singolare e innovativo in campo museale. Occorre
tuttavia esaminare due altri caratteri recentemente
emersi: leffetto del "grande numero" e il
nuovo concetto di contestualità nelle tecniche
espositive.
Il problema rappresentato
dal grande numero di visitatori ha inciso non soltanto
sullampiezza degli spazi ma anche e soprattutto
sullimmediata riconoscibilità dei percorsi e sulle
infrastrutture dei servizi, particolarmente quelli
tecnologici. La sicurezza e la preservazione dei
documenti esposti hanno imposto di affrontare esigenze
prima inesistenti o trascurate, richiedendo raffinati
mezzi di prevenzione da atti di vandalismo o da eventi
naturali come i terremoti, per i quali si sono adottati,
per esempio, vari sistemi idonei ad ammortizzare e
neutralizzare gli shock da vibrazioni.
Problema delicatissimo è
la difesa dagli inquinamenti microambientali provocati
dalle condizioni esterne e di affollamento: immissione da
polveri e batteri, aumento dellumidità relativa e
della temperatura. Le tecnologie museali hanno reagito
proponendo edifici "intelligenti", in cui un
insieme di sensori permette di rispondere adeguatamente
alle variazioni microambientali che si allontanano da
quelle giudicate ideali per la preservazione dei
documenti collezionati.
Il tema della
contestualità presenta molteplici risvolti.
Larchitettura del museo, nei confronti dei suoi
contenuti culturali e materiali, si è oggi
frequentemente orientata verso una maggiore specificità,
contraddicendo la sua tradizione tipologica basata su
spazi fondamentalmente neutri, per non interferire con
lautonoma espressività delle opere esposte. Tale
neutralità si esplicitava attraverso organismi astratti
e prevedibili, in cui lidea del vasto contenitore
unificante come quello delle "gallerie"
ottocentesche (Cristal Palace, Galerie des Machines)
risulta affine alle sequenze uniformi di cellule spaziali
negli impianti simmetrici di Durand.
Proseguono tali caratteri
il Centro Pompidou, le varie espansioni del Deutsches
Museum di Monaco di Baviera (1958-84), il Museo della
scienza e dellindustria a Parigi (A. Fainsilber
1980-86), il Museo dellaria e dello spazio a
Washington, D. C. (Hellmuth, Obata, Kassabaum 1976) e il
progettato Museo di storia tedesca a Berlino (A. Rossi
1987).
Per contro, la
consapevolezza dellimportanza del contesto ai fini
della corretta fruizione del documento ha inciso
significativamente sui relativi concetti espositivi. Il
documento non è considerato come oggetto godibile di per
sé o un elemento darredo, ma come il frammento di
un ambiente, fisico o intellettuale, da cui è stato
sradicato e a cui occorre riferirsi per restituire
completezza e varietà al suo significato.
Il concetto di museo, come
testo critico attivo, attribuisce dunque una precisa
responsabilità e un ruolo non neutrale
allaggregato architettonico che nella sua
specificità strutturale, prima che nelle aggregazioni
dellallestimento, deve convogliare questa idea di
contestualità in senso non citazionista o puramente
didascalico bensì allusivo e simbolico, e, in ogni caso,
scientificamente fondato. Questo indirizzo era già stato
affrontato in Italia negli anni Cinquanta da C. Scarpa
nel Museo di Castelvecchio a Verona, dallo studio BBPR
nel Museo del Castello Sforzesco di Milano, e da A.
Minissi nel Museo etrusco di Roma e in quello
archeologico di Agrigento.
Nel progetto per il nuovo
Museo dellAcropoli di Atene, ai piedi della
"Sacra Rocca", lo spazio centrale è un vuoto
che, riproducendo le dimensioni del Partenone, consente
di accoglierne le metope, il fregio e i frontoni, nello
stesso rapporto spaziale che essi avevano sul monumento.
Un "occhio" perfora la copertura di questo
involucro e guardando il Partenone ne assorbe
limmagine reale tra le collezioni museali che da
esso provengono, legandole con immediata concretezza al
ruolo architettonico per cui furono concepite.
Effetti di matrice
psicologica guidano la concezione architettonica del
Museo aerospaziale di Los Angeles (F. O. Gehry 1984),
dove le semplici ma insolite deformazioni
dellinviluppo museale e lintreccio dei
percorsi conferiscono allallestimento il senso di
dinamico disequilibrio di unesaltante avventura.
Anche le raffinate partiture del Museo di etnologia di
Francoforte (R. Meier 1989) si modellano sul progettato
Museo regionale di Salisburgo (H. Hollein 1990) sembrano
indulgere a rischiose e geniali connotazioni
scenografiche.
La conclusione più estesa
e logica di questa idea di contestualità è il
"museo territorio". Un museo non fatto di
oggetti tolti dal loro luogo dorigine e rinchiusi
in un "contenitore", ma costituito da itinerari
che saldano tra loro, in una studiata sequenza, eventi
materiali anche di notevole estensione di un determinato
ambiente fisico, e rappresentativi quindi del suo
specifico e tangibile messaggio storico - culturale. Si
sottolinea il significato contestuale di manufatti
rupestri, nuclei edilizi, vestigia e assetti territoriali
di varia natura e complessità, proponendone la
percezione coordinata e direttamente correlata ai sedimi
che ne furono lorigine e in cui sono tuttora
radicati. È il museo che si ramifica nello spazio per
cercare e definire i suoi contenuti nella loro più
esauriente e veridica completezza.
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