4.1 - Premessa

Nell’anno accademico 1992-93 il corso di Architettura e Composizione Architettonica, tenuto dal prof. Ugo Cantone, ha trattato come tema la realizzazione di una Galleria d’Arte moderna a Catania

L’area destinata al progetto è quella della zona industriale di Bicocca, lungo l’asse dei servizi previsto dal P.R.G. Piccinato, dove l’edificio oggetto di studio in quell’anno ha riguardato solo uno dei quattro grandi edifici che andranno a comporre il sistema "multi - culturale" previsto in tale zona, che sono stati oggetto di studio negli anni accademici successivi.

Il sistema culturale previsto (che dovrà comprendere quattro grandi strutture da destinare rispettivamente a Centro Congressi, Teatro - Sala Concerti, Biblioteca Pubblica e la Galleria d’Arte Moderna regionale - oggetto di questa Tesi -) si inserisce in un contesto urbano di "efficiente disordine" tipico della città di Catania, nell’area industriale di Bicocca a sud della città.

Il tessuto urbano di questa parte di città è un tessuto specialistico fatto di opifici e capannoni per attività industriali.

In questa località i grandi isolati (150 m * 250 m) previsti nel 1968 dal piano ASI secondo uno schema a scacchiera di strade su un terreno pianeggiante sono stati occupati solo in parte giacché non vi è stato l’auspicato sviluppo industriale della città.

Lo scenario attuale è costituito da assi viari sufficientemente ampi ( 8-15 m) lungo i quali prospettano in maniera discontinua modesti capannoni per depositi o per aziende di livello artigiano. Fanno eccezione i capannoni delle aziende più importanti (ATES, CYANAMID e CMC).


4.2 - Il progetto urbano

La planimetria del sito prescelto è piuttosto complessa e si sviluppa su quattro fronti con situazioni urbane radicalmente diverse: a nord si rivolge ai binari della ferrovia della stazione di Bicocca; a sud su una strada grande e di recente costruzione; da un lato (a ovest) si svolge su un terreno ancora libero; il quarto lato, infine, dà sull’asse dei servizi previsto dal succitato P.R.G.

La trasformazione che qui si intende attuare è interpretata come un nuovo pezzo di città, ad un tempo atto di fondazione e processo di recupero di uno spazio in cui le caratteristiche tipiche degli edifici dell’area oggetto di studio coabitano con tessuti urbani degradati.

La proposta presentata intende rispondere agli obiettivi del corso: ristrutturazione urbanistica della zona, caratterizzazione architettonica delle diverse parti che la costituiscono, risoluzione funzionale senza perdere di vista l’auspicata flessibilità di utilizzazione di realizzazione ed eventualmente di una partecipazione mista, con gli edifici esistenti, in determinate zone d’intervento.

I rapporti attualmente esistenti vengono riordinati, nell’intento di consolidare e chiarire il carattere della zona d’intervento in quanto parte integrante della nuova zona di espansione della città.

Il primo obiettivo del corso è stato dunque stabilire gli opportuni collegamenti viari tra la zona oggetto di studio e la città, individuando nell’asse dei servizi e nella grande strada ad esso ortogonale (previsti dal P.R.G) tali elementi. Si è inoltre deciso di prolungare fino a tale zona il tracciato nord - sud della prevista metropolitana.

Il secondo obiettivo è stato invece quello di ordinare la struttura urbane dell’area oggetto di studio, individuando nel sistema viario esistente le direttrici principali di sviluppo per una possibile maglia tale da consentire l’insediamento degli edifici. A tal fine sono state mantenute e regolarizzate le arterie principali della struttura urbana esistente, sviluppando una maglia stradale pressoché quadrata. Quindi si è deciso di collocare il sistema"multi - culturale" all’estremità est dell’area, lungo l’asse dei servizi da un lato e lungo la grande strada dall’altro.

Situato su un’area di forma rettangolare, tale sistema si sviluppa oltre che in superficie anche su due livelli interrati. Esternamente occupa una superficie di circa 979.900 m² completamente circoscritta da una strada larga 25 metri. Ai bordi della strada trovano posto scarpate sistemate a verde, attraverso le quali avviene la ventilazione dei piani sotterranei.

L’area, attraversata nella direzione nord - sud da un grande asse pedonale, è stata quindi suddivisa, in senso trasversale, in quattro grandi lotti, separati da strade larghe 25 metri, su ognuno dei quali è stato previsto l’insediamento di una singola struttura.

Ogni lotto quindi è stato suddiviso in tre parti, due delle quali (quelle laterali di circa 23.500 m²) da destinare ai parcheggi , sia di superficie che sotterranei, e alle strutture di servizio, mentre nella rimanente porzione centrale, di circa 58.750 m². verrà collocato l’edificio vero e proprio.

Il primo lotto, in prossimità della grande strada, è stato destinato alla Galleria d’Arte Moderna. La forma quadrata dell’edificio vuole richiamare la regolarità dell’impianto urbano tracciato e, nello stesso tempo, le linee rigorose dell’edilizia monumentale.

La struttura viene attraversata lungo le mediane da due assi pedonali. I portici circostanti disegnano all’interno della corte una piazza ottagonale su cui si affacciano gli edifici destinati alle attrezzature museali di supporto.

Il successivo lotto è invece destinato ad ospitare la Biblioteca, il cui edificio ruotato di 45° rispetto all’asse longitudinale disegna una piazza porticata di forma quadrata attraversata interamente lungo la diagonale nord - sud dall’asse pedonale principale.

Il terzo lotto sarà occupato dal Teatro - Sala Concerti. Il fabbricato, di forma rettangolare è ancora attraversato lungo la direzione nord - sud dall’asse pedonale principale ed interrotto, nella sua parte terminale, da una piazza semichiusa di forma circolare, fungente da copertura al sottostante teatro, disegnata da due edifici porticati destinati a negozi.

Nell’ultimo lotto infine sarà realizzato un Centro Congressi. In tale struttura, oltre alle sale per le conferenze e i dibattiti, sono previste la costruzione di due grossi alberghi, un grande centro commerciale, nonché la realizzazione di una vasta area attrezzata da destinare a centro fieristico. In questo lotto è inoltre stata prevista la stazione di arrivo della metropolitana.

Si è stabilito così un rapporto tra la situazione preesistente e il progetto, tra lo spazio libero e l’area costruita. Si è generalizzato e qualificato lo spazio pubblico, frammentando l’area edificata in modo da definire unità di progetto e di eventuali realizzazioni. Riassumendo, si è cercato di attuare l’obiettivo del corso con la chiara definizione di un tracciato urbano quale elemento primario di trasformazione e di fondazione di una geografia del centro; tracciato che definisce la rete delle comunicazioni, dei servizi, delle infrastrutture e dei collegamenti con la città che servono da supporto alle diverse attività e alle realizzazioni architettoniche che dovranno contenerle.


4.3 - Il progetto architettonico

In termini architettonici la proposta privilegia il contesto rispetto al testo, o, in altri termini, l’attenzione rispetto all’affermazione.

L’obiettivo è di abbracciare la complessità del progetto in un atto semplice, adottando una definizione ben precisa che tuttavia non si chiuda in sé stessa. Si vuole utilizzare la capacità dell’architettura a definire spazi adattabili il cui significato trascende quello dell’oggetto architettonico in sé, oppure a creare edifici che senza rinunciare alla propria autonomia costruiscono nuove e significative parti della città. Essenzialmente ci si propone di distribuire il programma progettuale nei quattro edifici, sommariamente descritti in precedenza, dotati di elevata autonomia e di una caratterizzazione tipologica ben definita, senza influire sull’interdipendenza funzionale, in particolare tra il Centro Congressi, il Teatro e la Galleria d’Arte, né sulla flessibilità futura richiesta né sulla stessa gestione tecnica del complesso. La caratterizzazione architettonica di ciascuna parte che si vuole assumere con coerenza, rigore di vocabolario e diversità specifica, fa riferimento al collegamento tra le parti, inteso come scheletro di architetture.


4.4 La Galleria d’Arte Moderna

La Galleria d’Arte Moderna di Bicocca è un edificio destinato a raccogliere le testimonianze artistiche che vanno dagli impressionisti ai giorni nostri. Tiene insieme valori, pertanto, consolidati, affermati dalla storia, con altri certamente inseriti nei territori della ricerca e della sperimentazione.

Il noto progettista Mario Botta, che ha avuto la fortuna di svolgere esperienza con Le Corbusier, Luis Khan e Carlo Scarpa, a proposito di queste tipologie ha parlato di un incontro felice con la città proprio perché qui si manifestano funzioni simboliche che valgono per l’intera comunità. Ed in particolare, rivolto ai musei li ha definiti "nuove cattedrali". Sia per la funzione caratterizzante, da "fuoco" urbano che assumono gli edifici nel contesto, sia perché in tali costruzioni - proprio come nei templi, nel caso in questione una sorta di mastaba su cui è inserita la memoria di una torre di Babele - si celebra il rito collettivo messo in scena dall’arte contemporanea.

I musei, le grandi gallerie d’arte sono infatti strutture particolari, che svolgono una funzione polarizzante. È sufficiente riflettere sulla presenza del Beaubourg nella parte di Parigi in cui si insedia: su quali processi ha messo in movimento quella sorta di nave di cristallo ed acciaio pensata da Piano e Rogers.

Inoltre, come i teatri o gli auditori, le città della scienza o i parchi tecnologici sono progettati come perfetti contenitori di eventi che permettono di far pulsare il sistema delle comunicazioni di massa e sono essi stessi eventi architettonici che funzionano nel gioco delle allusioni e dei riconoscimenti: nello scambio simbolico che li affolla, come novelli Narcisi che si specchiano nell’acqua, vivono in quell’ampio mare del gioco dell’esibizione, del rimando, dove l’opera d’arte rappresenta solo una delle componenti.

L’architettura dei nostri tempi sembra aver prodotto risposte particolarmente efficaci proprio alla domanda che sale da un pubblico colto. La mostra, l’incontro culturale, come il concerto e lo spettacolo teatrale, per fasce di pubblico sempre più vaste, non rappresentano l’occasione eccezionale, ma appuntamenti a cui si risponde con sempre maggior frequenza. Avendo a disposizione maggiori occasioni, si manifesta maggiormente il desiderio di veder ampliati i luoghi del consumo dell’iniziativa culturale e le attività che si organizzano in essi. A questo desiderio risponde, con sempre maggior attenzione, sia il ceto politico che quello imprenditoriale che hanno ben compreso l’ampio "indotto", ma soprattutto il consenso che deriva dal promuovere i contenitori per tali iniziative.

Tornando all’architettura nei musei, un ruolo essenziale viene esercitato proprio dalla configurazione dei volumi e degli spazi, dove l’aspetto funzionale, che ovviamente va rispettato, assume un ruolo scarsamente significante - dimostrando, a chi ne sentisse ancora la necessità, come il Funzionalismo non riesca a farsi carico di tali valenze - rispetto alla logica di "segnale", al loro essere evento ed architettura emblematica pensata per una merce unica, che rinnova continuamente la sua aurea. Ci si riferisce in particolare all’ampliamento della Galleria di Stato di Stoccarda, progettata da James Stirling e Michael Wilford ed Associati, che rappresenta con il Beaubourg il primo grande manifesto degli anni Ottanta di una architettura spettacolo (come del resto ha immaginato Wright con il Guggenheim Museum, in barba ai desideri dei curatori ) pensata per assumere le valenze di un segnale pubblicitario.

La tesi che qui esponiamo, coglie pienamente la lezione che proviene da queste esperienze, proponendo, per la Sicilia ,un Museo dei record. Infatti la Galleria d’Arte Moderna di Bicocca, estendendosi su una superficie complessiva di circa 160.000 metri quadri, è il più vasto museo della Sicilia tra quelli dedicati all’arte contemporanea.

La costruzione, come precedentemente detto, è stata prevista nella periferia della città di Catania, in un’area poco edificata e sostanzialmente priva di una specifica identità urbana.

Con questa proposta, si è cercato di conferire al sito una sistemazione planivolumetrica che stabilisce un rapporto formale e visivo tra i vari edifici, tale da caratterizzare il luogo in modo immediatamente riconoscibile.

L’intero complesso museale può essere suddiviso in tre parti distinte: la Galleria d’Arte vera e propria che occupa la parte centrale del lotto ad essa destinato; l’edificio destinato agli Uffici Amministrativi e quello destinato alla Scuola di Restauro che, assieme ai parcheggi, sono stati collocati alla destra e rispettivamente alla sinistra del museo.

Il fabbricato destinato alla galleria, di complessivi 137.723 m², ha forma quadrata con lato di 182,50 metri ed un’altezza di 30.45 metri suddivisa in cinque piani di cui due completamente sotto il livello del suolo.

Oltre agli spazi espositivi, la Galleria è dotata di un auditorium, di sale studio e per riunioni, di una biblioteca, di librerie per la vendita dei cataloghi, di spazi per eventi multimediali, di un bar e un ristorante, dei laboratori di restauro, dei depositi e ovviamente di due vasti parcheggi.

Il metodo compositivo adottato in questo progetto è un metodo estremamente flessibile basato sulla ripetibilità degli elementi componenti.

Secondo tale criterio la costruzione può essere adattata di volta in volta alle varie esigenze espositive modificando semplicemente la qualità degli elementi base, mantenendo comunque inalterate le caratteristiche figurative d’insieme che sono legate alla forma del singolo elemento.

L’edificio è stato ideato seguendo questa impostazione progettuale e risolto in un semplice volume che nasconde al suo interno la ricchezza dell’articolazione spaziale. L’unico segnale che manifesta all’esterno la presenza di ambienti di dimensioni non comuni sono le quattro piccole torri poste al centro della piazza a copertura della grande sala espositiva, che hanno la funzione di raccogliere e convogliare la luce all’interno della sala stessa.

Il tema della sala espositiva è stato sviluppato seguendo un’ipotesi progettuale ben precisa che rendesse l’edificio rispondente in modo non banale alle esigenze funzionali proprie di questa tipologia edilizia, e specifiche del corso, e che fornisse in più una particolare idea di museo. Non solo dunque una "architettura empirica" ma anche un’idea di architettura. Un’idea che prende spunto dalle costruzioni del passato - i castelli medievali a "corte" e dai torrioni esageratamente pronunciati, ma anche da quelle moderne - dalle architetture di Aldo Rossi o di Luis Khan, per fissare l’immagine di un luogo inattaccabile come una fortezza e protettivo nei confronti di ciò che si trova al suo interno.

Completamente introverso e chiuso sulla corte interna, esternamente l’edificio presenta quattro pareti perimetrali, rivestite in pietra arenaria, assolutamente neutre, plastiche o di colore. In questo modo l’attenzione viene rivolta verso l’interno, dove il portico in essa inserito - elemento di mediazione tra gli spazi esterni e quelli interni, ovvero tra spazi serviti e serventi - e le quattro sale destinate alle attività ricreative e di supporto per il museo, rendono di fatto la piazza come il punto focale, il baricentro dell’intero complesso museale.

Mancando alla costruzione una facciata principale, la piazza interna diviene di fatto, in qualità di "quinta facciata" il vero e proprio prospetto dell’edificio.

Estremamente sobria e quasi anonima all’esterno, la costruzione risulta all’interno particolarmente articolata e, soprattutto , particolarmente articolabile. La flessibilità offerta dall’ampia maglia strutturale modulare, impostata su una griglia di pilastri in cemento armato, consente di sfruttare lo spazio espositivo a disposizione senza gli intralci dovuti alla frequenza degli appoggi.

L’organismo è troppo complesso e la varietà delle destinazioni d’uso specifiche troppo doviziosa perché ci si sobbarchi un’analisi discorsivamente accurata della distribuzione, del resto facilmente leggibile nelle varie planimetrie allegate. Ma in esse è interessante osservare il modo in cui è stata risolta, in tanta complessità, la continuità dei percorsi in orizzontale e in verticale, dando netta sensazione dell’unicum spaziale in tanta varietà di funzioni.

Nella parte superiore del lotto, due grandi strutture vetrate fanno da copertura alle scale e alle rampe (pendenza 7,5 %), che dal piano terreno scendono negli spazi di accesso e di accoglienza, posti al primo livello interrato a quota -5.40 metri e in cui è situato l’ingresso principale. Da qui poi, le scale proseguono fino al secondo livello interrato dove si trovano gli spazi per l’ingresso e l’uscita del personale di servizio.

La grande Hall d’ingresso, di forma rettangolare, può considerarsi suddivisa in due parti. La prima zona è destinata all’accoglienza e alla sosta dei visitatori. Qui si trova la biglietteria ed il guardaroba. La seconda zona, ai lati della quale sono state ricavate le comunicazioni verticali che portano ai livelli superiori, è invece destinata esclusivamente al controllo dei visitatori.

Superata tale zona, si entra negli spazi espositivi. Un grande connettivo di distribuzione a forma quadrata fa da mediazione tra la sala principale per l’esposizione delle sculture, posta al centro del piano, e le sale secondarie destinate agli allestimenti permanenti e alle mostre temporanee. L’articolazione planimetrica di questo piano è dunque organizzata sulla sala espositiva principale al cui contorno sono realizzati tutti gli altri spazi espositivi.

La sala espositiva principale di circa 16.500 m² è un ambiente unico illuminato nella parte centrale dalle quattro piccole torri situate nella sovrastante piazza. Quattro cortili, interni alla sala e ruotati di 45° rispetto agli assi principali, consentono poi l’illuminazione e la ventilazione diretta dell’intero ambiente.

Le uscite dall’area delle mostre temporanee e permanenti verso i "giardini" delle sculture sono essenziali per capire l’architettura del museo e collegano gli spazi verdi esterni allo spazio espositivo interno di questo piano.

Il secondo livello interrato, posto ad una quota di -10.65 metri dal suolo, è destinato esclusivamente ai depositi e ai servizi.

Gli ingressi e le uscite per il personale di servizio, come precedentemente anticipato, sono ubicati in prossimità delle scale esterne di arrivo, nella parte superiore del piano. Un sistema di controllo a circuito chiuso, per la vigilanza e la sicurezza dell’intero sistema museale, caratterizza l’atrio d’ingresso di questo piano.

Ortogonalmente all’asse dell’entrata, si susseguono gli ambienti per il soggiorno del personale, la mensa, le cucine, le dispense, i servizi igienici pubblici e per il personale.

Nella parte centrale si hanno i depositi per le sculture e quelli per i dipinti, il laboratorio di restauro, la serra e alcuni servizi igienici. Lungo il perimetro invece sono stati realizzati i depositi per i materiali di allestimento e per quello elettrico, la falegnameria, la sartoria, i vani per le pulizie e quelli per i servizi generali.

In prossimità delle aree di stoccaggio, poste lungo la mediana orizzontale della costruzione, sono stati previsti i vani per la catalogazione e gli archivi, nonché gli spazi destinati agli arrivi e alle spedizioni delle opere d’arte.

Al piano terreno la piazza, contornata dal portico, dal bar, dal ristorante, dall’auditorium dalla biblioteca e da punti vendita, vuole proporsi come luogo urbano deputato alle esposizioni all’aperto e alle manifestazioni cittadine, ma anche come ambiente favorevole agli intrattenimenti metropolitani e alle relazioni sociali.

A questo livello, il quadrato che delimita il perimetro dell’edificio è suddiviso in quattro quadranti dove trovano posto le principali attività ricettive e ricreative della galleria d’arte. L’organizzazione planimetrica si sviluppa secondo due direzioni tra loro ortogonali: da una parte l’auditorium e il bar, dall’altra la biblioteca e il ristorante. Tra le suddette attività trovano poi luogo gli atri d’ingresso principale e secondario dove, oltre ai collegamenti verticali e alle uscite di sicurezza sono stati previsti i negozi per la vendita dei cataloghi e le cabine telefoniche.

L’auditorium, capace di contenere 362 posti a sedere, occupa con i propri spazi di servizio e di ristoro il quadrante sud - ovest della piazza.

Separati dall’ingresso principale e dal foyer, ai due lati esterni dell’aula per conferenze e seminari sono state ubicate le sale riunioni, una sala stampa la regia audio e video con i relativi depositi, il bar, la sala cocktail e i relativi servizi igienici.

Il bar che occupa il quadrante nord - ovest della piazza, è organizzato per servire con un unico sistema di servizi, (cucine, laboratori, depositi, e servizi igienici) sia il pubblico esterno sia i visitatori della galleria. Infatti, un grande bancone centrale, perno dell’intera attività, consente di servire contemporaneamente sia i clienti esterni sia i visitatori. Attorno al bancone, una serie di piccole e grandi sale da tè consentono di servire più di 400 persone; inoltre due sale esterne danno la possibilità di un servizio all’aperto per altri 120 clienti. È prevista anche una sala self service per 50 coperti.

La biblioteca, è invece collocata nel quadrante sud - est della piazza. Al centro, nella grande aula, la sala di lettura principale per 144 lettori, il bancone per il prestito, gli schedari, la fotocopiatrice e il deposito libri con una scaffalatura di circa 450 metri lineari. Separati da un corridoio di disimpegno tre piccole sale di lettura per complessivi 120 lettori, due sale per audiovisivi, una con 118 posti a sedere, l’altra con 86 posti, la sala informatica con 12 postazioni, la sala musica con 25 postazioni audio, nonché la regia audio e video e i relativi servizi igienici.

Il quadrante nord - est della piazza è infine destinato al ristorante.

Analogamente a quanto avviene nel bar, un unico sistema di servizi, quali la cucina, i laboratori, i depositi e i servizi igienici, consente di servire contemporaneamente sia i clienti esterni sia i visitatori della galleria.

Una serie di grandi e piccole sale consentono di realizzare complessivamente 800 coperti di cui 120 nelle sale esterne all’edificio e 96 nelle sale destinate ai soli fumatori.

Il secondo piano a quota 6.60 metri ed il terzo a quota 11.40 metri sono infine destinati all’esposizione dei dipinti.

La distribuzione in pianta, degli ambienti destinati alla pinacoteca, verte sull’organizzazione anulare delle sale attorno al grande corridoio che si affaccia sulla piazza interna. Infatti, grandi e piccole sale per le esposizioni temporanee e per quelle permanenti si susseguono, l’un l’altra sovrapponendosi al corridoio, le cui aperture svelano ampi scorci panoramici , il tutto in un "continuum" espositivo che non conosce soste.

Particolare attenzione è stata inoltre posta alla sicurezza delle persone e delle cose. A tal fine, le scale e le uscite di sicurezza, distribuite uniformemente lungo tutto il perimetro dell’edificio, hanno sbocco direttamente all’esterno oppure in grandi cortili a cielo aperto situati lungo i lati dell’edificio stesso.

I particolari degli spazi in un museo si fondano sull’idea che le pareti, la luce e lo spazio espositivo sono gli elementi essenziali che devono essere tradotti senza riserva in realtà.

Le sale della Galleria sono destinate a ospitare oggetti relativamente piccoli e grandi folle. Gli spazi devono pertanto essere abbastanza vasti da contenere la folla, ma anche abbastanza piccoli da non sopraffare le opere esposte. Le porte tra una sala e l’altra devono essere relativamente larghe, ma la veduta assiale, considerata attraverso le aperture delle sale, non deve essere troppo lunga né baroccamente grandiosa, per rispettare la scala dei dipinti o delle sculture.

Il dettaglio architettonico nelle sale espositive deve essere piccolo di dimensioni e molto raffinato, per riportarsi alla scala e all’intimità di molti dipinti e alla plasticità di molte sculture.

Nell’illuminare le sale si deve conciliare una serie di esigenze contraddittorie, questa volta di carattere architettonico e scientifico: ciascuna sala dovrà essere un elemento spaziale autonomo ma, al tempo stesso , dovrà far entrare la luce in un modo che non danneggi le opere d’arte. In questo progetto ci siamo sforzati di ottenere:

  • luce naturale nelle sale ma senza che la luce solare o i raggi ultravioletti raggiungano le opere esposte;
  • illuminazione (una miscela di luce naturale e artificiale) della parte bassa delle pareti, dove saranno appesi i dipinti, ma nessun alone abbagliante sulla parte alta delle pareti;
  • una luce naturale che sia riconoscibile come tale - e quindi nessun sistema di lucernari orizzontali, ma invece finestrature verticali, naturalmente protette in modo da controllare il quantitativo di luce che lasciano passare.
  • un’immagine della finestra come simbolo.

Un museo d’arte può avere poche finestre - questo a causa della necessità di spazio sulle pareti interne per collocare le opere e di proteggere i dipinti dall’eccessiva luce solare, oltre che per motivi di sicurezza. Ma offrire al visitatore la possibilità di dare di tanto in tanto un’occhiata fuori è desiderabile per due ragioni: in questo contesto una finestra fa di una sala da esposizione una stanza, una stanza per l’arte, non una tomba. La finestra fa della galleria d’arte un luogo vero, rendendo la galleria un ambiente familiare e dando al visitatore l’opportunità di ricordare ogni tanto dove si trova, di vedere il mondo reale e di identificarsi con esso mentre si trova immerso nel mondo dell’arte: il confronto rende la magia dell’arte ancora più magica. Questo risultato è stato raggiunto attraverso una stratificazione spaziale, ove la finestra in una parete interna è arretrata rispetto alla parete esterna, che ha a sua volta una finestra. Così si vede la finestra simbolica interna giustapposta alla "vera" finestra esterna e in questo modo la finestra interna è protetta dalla luce solare diretta.

Occupiamoci adesso di ciò che concerne l’esterno della galleria d’arte.

Visto dall’esterno, un fabbricato privo di finestre ha quasi inevitabilmente un aspetto nudo e ostile, di solito associato a un carcere o a una fortezza; invece una galleria d’arte deve avere un aspetto aperto e invitante. Quindi la qualità dell’ingresso è importane e l’ornamentazione dell’esterno significativa.

In questo progetto l’architettura esterna si presenta forte e massiccia. I quattro portici centrali aperti sono spaziosi ed invitanti e nei prospetti i vuoti e i pieni si equivalgono; il tutto contrassegnato dalla tenue tonalità della pietra arenaria di Siracusa montata, a lastre quadrate, sulle pareti perimetrali in cemento armato ed ancorata con zanche di acciaio. L’impianto simmetrico dell’edificio è ulteriormente accentuato dalla disposizione regolare delle finestrature a tutta altezza, le cui grandi aperture, che annullano idealmente i lati dei blocchi prismatici, come precedentemente osservato, fanno si che la natura sia parte integrante degli spazi interni.

Di fronte a questo insieme di volumi la memoria corre ai disegni degli architetti della ragione, alle opere di Lous Kahn in grado di correggere i cascami del moderno ed indicare a questa disciplina un nuovo percorso.

Tabella 4.1 - Schema generale di organizzazione della Galleria d’Arte Moderna di Bicocca.


4.5 - Gli aspetti strutturali

La Galleria d’Arte Moderna di Bicocca rappresenta un esempio concreto di organica integrazione spazio - strutturale: lo spazio architettonico plasma la struttura che, deliberatamente esibita, diviene essa stessa architettura.

Altra istanza progettuale è stata quella di rispondere adeguatamente ai requisiti di antisismicità, ulteriormente complicati dalla situazione geologica che vede la presenza di un terreno alluvionale.

A tale scopo gli edifici sono stati fondati su una platea nervata di 1,50 metri, fortemente irrigidita dal solaio di calpestio del secondo livello interrato, al punto da poter essere considerata rigida rispetto alla cedevolezza del terreno.

Su questa fondazione si sviluppa la struttura che è stata ideata in maniera unitaria e pressoché identica per tutti gli edifici, piuttosto simile sul piano dei requisiti, fatti di cinque piani di elevazione e di pareti laterali egualmente bucate.

La struttura portante, impostata su un reticolo a maglia quadrata di 1,20 metri di base, è realizzata in cemento armato gettato in opera, secondo la tecnologia tradizionale con casseforme metalliche. Le pareti esterne, che non hanno funzione portante, saranno anche realizzate in cemento armato gettato in opera e rivestite come già detto con lastre quadrate di pietra arenaria di Siracusa.

I solai di piano e quelli di copertura dell’edificio museale vero e proprio sono costituiti da un sistema di travi e solette continue, dello spessore di 30 cm, in cemento armato gettato in opera con casseforme in fibra di vetro al fine di ottenere una ottima finitura superficiale.

La scelta progettuale di illuminare naturalmente anche dall’alto gli ambienti destinati all’auditorium e alla biblioteca, nonché di rendere tali sale spazi unici privi di pilastri interni, hanno prodotto la soluzione di solai armati a piastra e incastrati solamente alle travi perimetrali.

Nel caso delle unità museografiche, poi, l’equilibrio alle spinte sismiche è garantito da quattro coppie di pilastri di grandi dimensioni, posti agli spigoli dei volumi che ospitano le sale per le esposizioni permanenti.

In questo modo, la presenza delle travi laterali, alte solo 60 cm e spesse 1,20 metri, fa si che le forze sismiche agenti sulle masse della costruzione vengano trasferite a questi grandi pilastri di spigolo, sanando il pericolo dell’azione di queste forze che è rilevante poiché gli edifici, sebbene relativamente bassi, hanno un peso veramente consistente.

Una particolarità costruttiva dell’interno della costruzione, infine, riguarda i giunti strutturali che sono completamente assenti. Speciali precauzioni saranno osservate durante la fase di maturazione del calcestruzzo al fine di contenere gli effetti del ritiro ed inoltre saranno predisposti dei rinforzi addizionali nell’armatura in modo da assorbire le eventuali deformazioni che si dovessero ugualmente presentare.


4.6 - I parcheggi

La qualità di una struttura pubblica come la "Galleria d’Arte Moderna" può anche dipendere dalla disponibilità o meno di un parcheggio.

Il problema delle aree di parcheggio nei centri urbani del nostro paese è sempre stato d’attualità, soprattutto negli anni ’80, quando la densità delle auto è aumentata tanto da avvicinarsi al rapporto "1auto - 1 abitante residente". A questo valore inoltre devono essere aggiunti gli automezzi pesanti e le presenze indotte dal traffico pendolare.

A questo si è arrivati nelle grandi metropoli, ormai invase dal traffico e nei cui piani urbanistici l’obiettivo principale è quello di risolvere la grande "fame" di posti auto.

La Galleria d’Arte Moderna qui progettata, unica nel suo genere in Sicilia, è destinata ad accogliere numerosi visitatori e pertanto è stato necessario studiare anche un opportuno piano parcheggi per migliorarne le infrastrutture.

I parcheggi sono stati inseriti ai due margini del lotto destinato alla Galleria, a contatto diretto con la strada che circoscrive l’intero sistema multi - culturale, e sono , come anticipato, sia di superficie che sotterranei.

Il numero di posti auto disponibili in totale è di 3136, di cui 768 in superficie e 2368 sotterranei. L'area di parcheggio per quelli sotterranei è di 41860 m² per piano, mentre per quelli di superficie è di 2700 m². La disponibilità di due piani interrati per una profondità massima di 10,80 metri comporta globalmente 111.020 m² di parcamento.

I parcheggi sotterranei, cosi come dettato dalle norme vigenti, sono suddivisi in 24 comparti, di cui 16 di Tipo A e 8 di Tipo B. Quelli di superficie sono suddivisi in 8 comparti solamente di Tipo A, come evidenziato nella tabella 4.2.

  • "Compartimento"
PARCHEGGI SOTTERRANEI

Tipo

N.

Posti Auto

Totale Posti Auto

Superficie Totale del Comparto

mq.

Superficie di Ventilazione

(D.M. 1-02-1986/38)

mq.

Superficie di Ventilazione Realizzata

mq.

A

16

96

1536

3412,50

3412,50/25 = 136,50

511,70 > 136,50

B

8

104

832

3640,00

3640,00/25 = 145,62

520,20 > 145,62

PARCHEGGI DI SUPERFICIE

Tipo

N.

Posti Auto

Totale Posti Auto

Superficie Totale del Comparto

Superficie di Ventilazione

(D.M. 1-02-1986/38)

Superficie di Ventilazione Naturale Realizzata

A

8

96

768

3412,50

Non Necessaria

Totale

Tabella 4.2 - Verifica delle superfici di ventilazione naturale.

Le rampe d’ingresso e uscita, che solitamente occupano spazi notevoli, sono state poste all’esterno dell’area di parcamento e, ai fini regolamentari, sono classificate come "rampe a prova di fumo" in quanto dotate di apposito filtro in corrispondenza degli accessi ai piani.

Il parcheggio sotterraneo, come già osservato, è suddiviso in 2 piani totalmente interrati; l’altezza dell’interpiano è di 5,40 metri, al fine di consentire il transito e la sosta anche dei mezzi pesanti.

All’interno dei piani lo stallo di stazionamento tipo è di 2,50 m * 5,00 m con corsia di scorrimento e servizio di larghezza pari a 6,50 metri.

La struttura portante prevista è in cemento armato con pilastri a maglia 10,00 m * 10,00 m; i solai saranno del tipo alveolare autoportanti di spessore non inferiore a 30 cm ai piani intermedi e di 50 cm per il solaio di copertura. La fondazione sarà invece a platea in cemento armato e dovrà avere uno spessore almeno di 100 cm.

L’edificio è stato suddiviso ai piani in "compartimenti" ai fini della prevenzione degli incendi (D. M. 1-02-1986/38 art. 3.6.1).

L’areazione naturale per ogni comparto è stata ricavata attraverso 4 fori di 10,50 m * 20,50 m praticati nei solai ed inoltre liberando la parte della parete d’ingresso per una larghezza di 26,50 metri ed un’altezza libera di 3,40 metri. Si è cosi ottenuta una superficie di ventilazione naturale , per ogni comparto, pari a 511,70 m² ben superiore a quella strettamente necessaria (vedi tabella 4.2) prevista dalla normativa vigente in materia (D. M. 1-02-1986/38 art. 3.9.1).

  • "Parcheggi"
LEGGE n. 1150/42 art. 41
Volume della Galleria d’Arte 733.414 mc.
Volume della Scuola di Restauro 165.450 mc.
Volume degli Uffici Amministrativi 165.450 mc.
Volume Complessivo totale 1.064.314 mc.
 
Superficie da destinare a parcheggio
(1 mq. / 20 mc.)
(1.064.314 * 1) / 20 = 53.216mq.
Superficie utile di parcamento realizzata 89.282 mq > 53.216 mq

DECRETO MINISTERIALE n. 1444/68 art. 3 e 4
Superficie lorda della Galleria d’Arte 137.723 mq.
Superficie lorda della Scuola di Restauro 11.030 mq.
Superficie lorda degli Uffici Amministrativi 11.030 mq.
Superficie lorda totale 159.783 mq.
 
Superficie da destinare a parcheggio
(32mq. / 100 mq di superficie lorda.)
(159.783 * 32)/100 = 51.131 mq
Superficie utile di parcamento realizzata

89.282 mq > 51.131mq

Tabella 4.3 - Verifica degli standard urbanistici riguardanti le superfici e ilnumero dei posti auto.

Ogni comparto è, inoltre, servito da 2 corpi scala e 4 ascensori, idonei al trasporto di persone portatrici di handicap. Raggiungono tutti la superficie ad esclusione degli ascensori dei compartimenti di Tipo B che si fermano solamente al primo livello interrato.

Le strutture delle scale e dei vani ascensori dovranno avere una resistenza al fuoco REI 120 minuti ed ogni gruppo dovrà essere separato con filtro a prova di fumo. Le strutture orizzontali e verticali dovranno invece resistere al fuoco REI 90 minuti (D.M. 1-02-1986/38 art. 3.1 e 3.4.1). Le strutture dovranno rispettare sempre la dimensioni del progetto architettonico, ampie luci, pilastri di modesto spessore (70 cm * 70 cm) al fine di dare maggiore spazio possibile alla viabilità e alle operazioni di manovra.

Gli impalcati, ai vari piani, dovranno sopportare un traffico calcolato di 1ª categoria e saranno costituiti da travi in cemento armato ribassate, con sezione a "T" rovescia di altezza pari a100 cm e solai da (42+8) cm.

Per ogni comparto sono inoltre stati previsti tutti i più attuali presidi impiantistici di sicurezza, di gestione e controllo, nonché gli opportuni servizi igienici pubblici e i collegamenti pedonali sotterranei diretti con gli ingressi alla Galleria d’Arte Moderna.


4.7-.La questione della presenza, dell’armonia, del simbolismo e della grafica
architettonica.

Il museo d’arte nel centro della città è un edificio di grande importanza civile, ma in genere è più piccolo degli edifici che lo circondano. Questo è particolarmente vero negli Stati Uniti, dove il basso museo è spesso incorniciato da altissimi palazzi di uffici. Anche il sito del museo d’arte può non essere particolarmente rilevante nel piano gerarchico della città; può non essere, per esempio, un punto focale all’estremità di un viale principale. Come istituzione inserita nella vita cittadina, può trovarsi lungo una strada - è questo il caso dei musei Guggenheim e Whitney e del Museum of Modern Art di New York e di quello di Seattle - oppure può essere collocato in una zona periferica della città, come il Kunstalle a Bonn di Gustav Peichl, il Vitra Design a Weil-am-Rhein in Germania di Frank O. Gehry, o la stessa Galleria d’Arte Moderna di Bicocca a Catania che proponiamo in questa tesi.

Come potranno acquisire presenza questi importanti edifici istituzionali circondati da edifici privati meno importanti ma a volte più grandi? Di nuovo per mezzo della scala architettonica, essendo relativamente dei piccoli edifici su grande scala. Ma ancora una volta la grande scala deve essere giustapposta alla piccola scala - la grande scala per la presenza, la piccola per l’aspetto invitante - per mettere il visitatore a proprio agio come individuo in un contesto monumentale: il che è una qualità tipicamente italiana. Ma anche inglese: in Trafalgar Square c’è una violenta giustapposizione dell’immensa colonna corinzia di Nelson con le colonne corinzie molto piccole del portico della National Gallery, che per dimensione e scala sembrano quasi appartenere a una normale dimora di campagna.

Quanto qui si sostiene a proposito di qualità urbana e scala architettonica può sembrare ovvio, invece implica un approccio opposto a quello di alcune gallerie progettate recentemente. I progetti di musei urbani a Stoccarda, Mönchengladbach e Los Angeles utilizzano combinazioni di elementi di media scala in un gioco spaziale di padiglioni e piazze che il visitatore sperimenta in sequenza, come in un villaggio medievale o nella villa Adriana.

In questi musei la scala viene estesa non attraverso la giustapposizione di grande e piccolo all’interno dei confini di un isolato urbano, ma, come avviene nell’architettura moderna, attraverso la rottura dei limiti dell’isolato urbano: percorsi che scavalcano le strade o percorsi pubblici esterni che attraversano l’edificio.

Accanto a questi problemi di un piccolo edificio che abbia una presenza architettonica, di un edificio invitante con pareti senza finestre e di un edificio urbano che si adatti al normale sistema di spazi della città, c’è la questione del contesto. Un edificio urbano dovrebbe essere progettato dall’esterno verso l’interno come dall’interno verso l’esterno - una tradizione che è stata temporaneamente dimenticata nel periodo anti- urbano dell’architettura moderna. L’attenzione al contesto nel progettare l’architettura urbana favorisce l’armonia e il senso dell’insieme. L’armonia - come dice Robert Venturi - può essere ottenuta per contrasto o per analogia (è cioè un vestito grigio con cravatta rossa o un vestito grigio con cravatta grigia) oppure attraverso entrambe le cose (un vestito grigio con cravatta grigia a pois rossi). Poi, in una combinazione artistica e contestuale, c’è spazio anche per la disarmonia, per ammettere valide contraddizioni e discontinuità all’interno dell’insieme e per rendere più dolce la complessiva armonia.

Oggi molti progetti di musei sono ampliamenti di musei preesistenti. In questi casi il rispetto per l’insieme è particolarmente significativo e qui l’idea dell’edificio come frammento è importante. Un esempio è l’ampliamento della National Gallery di Londra dove il progetto, sebbene sia separato dall’originale fabbricato di Wilkins, si flette verso l’edificio principale. È una sorta di frammento: non potrebbe reggersi da solo né avere un senso se il vecchio edificio dovesse sparire. Nello stesso tempo, il nuovo edificio fa parte di un insieme più grande e può considerarsi come un edificio a sé e del suo tempo, in teso contrasto e in analogia con l’edificio originale.

Infine simbolismo e grafica. L’odierno museo d’arte, con le sue mostre in continuo cambiamento, è come un teatro e ha bisogno di una grafica, all’esterno e all’interno, che a volte è l’equivalente di un padiglione (o forse la grafica esterna dovrebbe essere esplicitamente informativa, come la facciata della Bibliothèque Saint - Genevièv di Parigi, su cui sono scolpiti i nomi di centinaia di studiosi). Tuttavia si è ritenuto opportuno non inserire queste idee grafiche nella nostra galleria d’Arte.

In questo progetto ricorrono spesso i tuttavia e i ma: è naturale in qualsiasi analisi di un odierno museo urbano, che è popolare e tuttavia esoterico, chiuso ma aperto, monumentale e tuttavia invitante, un luogo per ospitare opere d’arte ma anche un’opera d’arte in se stesso.

Vedute del Plastico


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ing. Massimiliano Stazzone
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